Michele ha 51 anni e fa parte della Rete Lenford, una rete
di avvocati lgbt. Ha effettuato il suo coming out a 29 anni e successivamente
ha deciso di dedicarsi anche alle cause lgbt mettendo a disposizione le sue
competenze giudiziarie.
Tra le battaglie più grosse di cui si è occupato con la sua
associazione è stata l’affermazione civile per il riconoscimento di alcune
coppie in Italia a livello legale, quando ancora non esistevano le unioni
civili. Di questa nuova legge sottolinea il lato positivo dell’equiparazione
patrimoniale ma precisa che la mancanza della stepchild adoption, che non
riconosce in automatico i figli avuti da precedenti relazioni e il vincolo di fedeltà
nella coppia, porta a considerare l’unione come una legge creata per “cittadini
di serie B”. Per tale motivo la sua battaglia verso il matrimonio egualitario
continua, nonostante sia stata portata in parlamento in passato ma mai presa in
considerazione delle cariche politiche attuali.
Le cause più frequenti da lui seguite sono le consulenza a
coppie tra stranieri extracomunitari e italiani, le adozioni da parte del
partner, casi di omofobia e a favore delle persone transgender considerate le
più discriminate e meno capite nella società. L’obbiettivo sarebbe di togliere
ai tribunali la decisione del cambio di sesso e rilegarla alle amministrazioni
(come avviene già in Spagna e Inghilterra) andando a velocizzare l’iter
burocratico, oltre ad essere meno invasivo per la persona.
Ai giovani manda un messaggio e dice: “Fate coming out, siate sempre voi stessi!”.
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