Pippo Allegra, meglio conosciuto come “Superpippo” è un deejay
famoso, soprattutto nel Nord Italia. Inizia a lavorare a Torino negli anni ’90
affermandosi nelle principali discoteche della città come il Palace, Naxos e il
famoso Ultimo Impero quando la musica techno progressive andava di moda.
Lavora insieme a dj del calibro di Roberto Molinaro, Mario Più', Ricky Le Roy e i vocalist
Franchino e Gradiska, promuovendo
la musica elettronica tra Torino e Milano e facendo ballare migliaia di ragazzi
il sabato sera. Conosce Gigi D’Agostino ed insieme a Claudio Adogmata creeranno
le serate “Le Voyage” organizzate nei palasport. Intere generazioni
ricorderanno lo slogan “Superpippo, Gigi
e le Voyage” cantato in tutte le discoteche. Dj Superpippo ha fatto la
storia della musica e rimane un esempio per i giovani.
Oggi Pippo ha 46 anni, è di origine siciliana, gay
dichiarato. Ha vissuto sulla propria pelle gli anni in cui a Torino non vi
erano discoteche lgbt e mancavano luoghi di ritrovo per danzare la sera. Per
questo decide di dedicarsi ed organizzare serate a tema, creando luoghi di
aggregazione per la comunità omosessuale, diventando dj e direttore artistico.
Il 10 novembre del 1990 nasce la prima serata gay a Torino all’Area, locale in centro, dove suonerà
anche Gigi D’Agostino quando ancora non era famoso. Ma è nel 1994 che c’è il
boom, si sposta al Centralino Club e crea la serata del venerdì Bananamia e la Domenica Zoccola, abbattendo le barriere sociali,
culturali e sessuali in un clima festoso e coinvolgente. “Quando negli anni Novanta aprì il Centralino ricordo che le persone si
nascondevano dietro l’angolo della strada e aspettavano che non ci fosse
nessuno sulla via per entrare così da non essere riconosciuti” racconta
Pippo. “Oggi, invece c’è la fila davanti
al Club senza problemi”.
Perché hai deciso di
promuovere serate gay?
Torino, rispetto a
Milano e Roma, non ha mai avuto una “movida gay”. Negli anni ‘80 c’era un
locale chiamato Studio 2 ma era frequentato da pochi omosessuali. In quegli
anni, in Italia, scoppiò lo scandalo dell’AIDS chiamata anche “peste dei gay”.
Non c’era informazione e la malattia causava disagio e paura nel frequentare
certi posti. Sono cresciuto amando la musica e ne ho fatto un lavoro, ma
sentivo la necessità di creare luoghi solo per persone omosessuali. I locali
dove suonavo la techno progressive erano serate per eterosessuali e l’essere
gay non era ben visto. I colleghi sapevano di me, mi accettavano, ma io volevo
un posto che fosse esclusivamente per noi. Non era solo qualcosa che mancava a
Torino, mancava anche a me!
Chi frequenta il
Centralino Club?
Il
locale ospita vari tipi di serate. La mia LGBT è il venerdì sera. Quelle
elettroniche e universitarie sono il sabato e il giovedì. Inizialmente era
frequentato da giovani di tutte le età ma di recente la soglia si è abbassata. Ora
ci sono ragazzi tra i 16 e 25 anni che cercano un luogo in centro dove andare a
ballare e possano sentirsi a proprio agio. A questa età è facile
subire atti di bullismo a scuola, tra gli amici o addirittura in famiglia. Per
questo abbiamo creato un luogo sicuro, aperto e
disponibile dove è possibile conoscere persone con gli stessi gusti. La
discoteca diventa un luogo educativo per poter crescere, scoprirsi e se hai
fortuna, anche trovare un partner senza paura di essere giudicato/a.
Visto l’età giovane, hai
un rapporto con i genitori dei ragazzi che vengono al Centralino?
Certo. Sono molto
visibile sui social e i genitori, grazie a questo, sono riusciti a conoscermi
un poco. Si fidano di me, mi chiedono consigli e spiegazioni. Sono felice,
perché sanno che è un locale sicuro e non si preoccupano. Sanno che qui non ci
sono droghe e i loro figli vengono per divertirsi e stare con altri
ragazzi. Ritengo che questo sia importante soprattutto perché si instaura
un rapporto che aiuta i giovani a crescere e a relazionarsi meglio con i propri
genitori. Inoltre, il Centralino è un locale dove chiunque può venire a
promuovere iniziative sociali, soprattutto sulla prevenzione. Aderiamo al Pride
e diamo messaggi educativi anche durante le serate.
C’è una selezione
all’ingresso del locale?
Si.
Una leggera selezione c’è. Noi in una manciata di secondi abbiamo il dovere di
capire chi ci capita davanti, perché il nostro primo compito è quello di
tutelare la clientela lgbt. Ricorrendo a domande base, quasi di rito, vediamo
la reazione alla parola “gay”. Grazie all’esperienza e alle mimiche facciali,
riusciamo a capire chi prova disgusto e cerchiamo di tenerlo fuori. Per il
resto, è una serata gay friendly, quindi sono ben accette tutte le persone.
Credi che in questo
modo ci si “etichetti”?
No. Creare serate lgbt
non vuol dire etichettarsi. Vuol dire creare luoghi di aggregazione dove chi ha
un certo tipo di gusti sessuali sia libero di manifestarli senza essere condannato.
Vuol dire che se sei gay, ti piace un ragazzo e ci provi non solo hai buone possibilità
di essere ricambiato, ma soprattutto, se avviene un rifiuto, non ricevi un
insulto o rischi le botte. Questo, per me, è molto importante! Negli altri locali nel
caso fossi attratto da qualcuno del tuo stesso sesso, solitamente eviti di
provarci, per paura di ripercussioni. Ovviamente vorrei vivere in un mondo con
locali adatti a tutti, ma c’è ancora molta omofobia in Italia e le serate gay
sono necessarie per tutelarsi e per trovare altri che la pensino come te.
E i gay e lesbiche che
non frequentano i locali lgbt?
Rispetto
le idee di tutti/e, ci mancherebbe! Ma fare serata in un locale tradizionale
mentre i tuoi amici e le tue amiche etero si divertono e fanno conquiste e tu
non puoi, è molto frustrante. Per questo
ritengo necessari luoghi di aggregazione per la comunità lgbt. Non bisogna
piacere agli altri e farsi accettare per qualcosa che non si è, ma essere
sereni con sé stessi. E al Bananamia è possibile. Qui i ragazzi/e costruiscono
la loro autostima e sicurezza, in un mondo che ancora fatica ad accettarci
pienamente.
Cosa ne pensi del
Pride?
“Pride”
vuol dire orgoglio e in questa giornata ognuno può essere felice di essere sé
stesso senza nascondersi. E io lo sono di me, della mia serata e della mia
vita! Voglio che tutti i ragazzi/e lgbt si sentano così. Per questo la trovo
una manifestazione giusta e necessaria. Senza contare che è un pomeriggio di
festa, colorato, divertente e con musica!
E chi dice che è una
pagliacciata/carnevalata?
Non
sono d’accordo. Anzi. Mi fa arrabbiare chi pensa questo. I gay che marciano in
una parata, rivendicando pubblicamente i loro diritti e lo fanno non solo per
affermare sé stessi ma anche per incoraggiare chi non ha fatto coming out, abbattendo
un’omofobia ancora troppo diffusa! Lotto sempre per promuovere il Pride insieme
alle altre associazioni lgbt torinesi. Sottolineo che per me è importante
andare vestiti normalmente, senza trasgressioni, senza parti del corpo scoperte,
perché si svolge di sabato pomeriggio davanti a famiglie, anziani e bambini e
noi vogliamo far capire che siamo esattamente come loro. Se vogliamo
trasmettere un messaggio positivo e farci recepire come “normali” dobbiamo
comportarci normalmente. Tu il pomeriggio vai in centro con il sedere scoperto?
No! Allora perché dovresti farlo al Pride?! Il concetto è lo stesso.
Pippo vuoi aggiungere
qualcosa a questa intervista?
Solo grazie. Grazie per
avermi dato spazio. Spero che possa servire ai giovani per vivere più
serenamente e liberamente la propria sessualità. Vi aspetto al Banana!
Grande Superpippo! Grande ieri, grande oggi e sicuramente grande domani!!! 🙏💪🔝❤️🇮🇹🏁
RispondiEliminaIo sono stato un assiduo frequentatore di discoteche negli anni 90 a Torino, facendo anche tanti after fino alla fine. Non ho mai incriminato nessuno anche se sono etero convinto, perchè penso sempre che ogni individuo sia libero di fare quello che gli piace, ovviamente sempre nel rispetto della legalità, anche se a quei tempi la rispettavo veramente poco e niente.
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