GABRIELE



Gabriele ha 36 anni ed è un agente di polizia locale. Ama leggere le tragedie di Shakespeare ed Hemingway; adora Denzel Washington  e Meryl Streep e il suo film preferito è “La valle dell’eden” con James Dean. Non pratica sport ma segue il baseball locale tifando la squadra dei Grizzlies di Torino.

È vicepresidente della associazione Polis Aperta, nata 12 anni fa in maniera quasi clandestina, sulla spinta delle forze di polizia europee. In Italia non esisteva e decide di fondarla insieme ad alcuni colleghi. Le prime riunioni sono quasi segrete ma con il tempo iniziano ad aprirsi, a testare le reazioni del dipartimento fino ad avere l’autorizzazione del Comandante e partecipare in uniforme al Gay Pride europeo di Amsterdam e ad una conferenza mondiale lgbt per rappresentare l’Italia nelle forze di Polizia.

Dopo il suo coming out, alcuni colleghi si mostrano interessati e gli pongono domande sul suo orientamento e sulla comunità lgbt; altri lo criticano, sostenendo che potrebbe evitare di ostentare la sua omosessualità a lavoro. A loro ha sempre risposto: “Io non ostento il mio orientamento. Come tu puoi raccontare cosa hai fatto ieri a casa con tua moglie, voglio poter fare lo stesso parlando del mio compagno”.

Gabriele racconta un episodio di omofobia subito al lavoro. Era in turno allo sportello mentre parlava con una cittadina musulmana, quando un collega gli si avvicina, gli tocca la testa e dice:  “Allora finocchio tutto bene?”. Lui si alza, va dal collega e lo riprende, non solo per averlo insultato, ma anche per averlo fatto davanti ad un cittadino mancando di rispetto alla divisa e al ruolo istituzionale che ricopriva. Successivamente si rivolgerà al comandante che avvierà una sanzione disciplinare nei suoi confronti. “Spesso accade nelle caserme che i colleghi tra di loro si chiamano “Finocchio”. Questo non va bene, non solo perché si manca di rispetto a chi è omosessuale, ma anche verso i cittadini che possono ascoltare. Se un agente delle forze dell’ordine si permette di insultare qualcuno come può quest’ultimo difendere un cittadino da un attacco omofobo?

Polis Aperta ha varie sedi in tutta Italia ed è composta anche da colleghi eterosessuali che condividono e lottano per i diritti, sfilando al Pride in divisa. Oggi, grazie anche all’OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori) è possibile fare denunce per omotransfobia o per stalking, cosa che avviene anche all’interno delle coppie omosessuali, ma per paura di essere discriminati questi atti non vengono denunciati, subendo due volte una situazione di disagio e paura.

Gabriele suggerisce ai colleghi poliziotti che non hanno fatto coming out di uscire allo scoperto, non solo perché è liberatorio ma anche perché esiste una struttura che tutela le forze dell’ordine. “Polis Aperta nasce come risposta all’ abuso che la polizia fece a New York ai Moti di Stonewall del ‘69. Oggi viviamo al fianco della comunità e siamo impegnati a tutelarla”.

Il suo desiderio è quello di potersi sposare con il compagno. Per questo ha chiesto al comandante la possibilità di farlo in divisa e Il 17 luglio è riuscito a coronare il suo sogno unendosi insieme a Cris.
La loro è la prima unione civile omosessuale in divisa in Italia.



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